L’Osservatorio di Agro-meteo-climatologia è stato istituito nel 2021 presso il Centro di ricerca Agricoltura e Ambiente del CREA. L’Osservatorio è dedicato ad attività di monitoraggio agro-meteo-climatico e fenologico, basate principalmente sulla gestione di banche dati e di reti di rilevamento, e sulla produzione di analisi, elaborazioni e report periodici, come illustrato più nel dettaglio nelle specifiche sezioni del sito. L’Osservatorio svolge un ruolo istituzionale, consentendo di rispondere alle diverse richieste di analisi e reporting a livello nazionale, oltre a partecipare a progetti di ricerca nazionali e internazionali.
L’agro-meteo-climatologia, intesa come scienza che studia le interazioni dei fattori meteorologici con l’ecosistema agricolo-forestale, ha tra i suoi scopi principali la predisposizione di strumenti per l’interpretazione dei processi di sviluppo delle colture, utili nella gestione degli ecosistemi agrari.
La relazione stretta tra produzione e incertezza delle condizioni meteo-climatiche genera una forte domanda di analisi e strumenti conoscitivi specifici per il settore agricolo. La disponibilità di questi strumenti condiziona la capacità di gestione delle risorse naturali (acqua e suolo, in primo luogo), la difesa fitosanitaria e la gestione del rischio di eventi estremi calamitosi in agricoltura e rappresenta per le aziende agricole un fattore chiave di competitività, di eco-sostenibilità e di resilienza ai cambiamenti climatici. Parimenti, le analisi di agro-meteo-climatologia sono utili nei processi decisionali e di evidence-based policy design su diverse ripartizioni geografiche (distretti idrografici, rurali o agroalimentari) e su diverse filiere produttive.
In un contesto di cambiamenti climatici, a livello globale, i dati sulle produzioni agricole mostrano già ripercussioni su rese e qualità delle produzioni e distribuzione di parassiti e malattie, a causa dell’aumento delle temperature, del cambiamento di regime delle precipitazioni e della maggiore frequenza di alcuni eventi estremi. L’Europa, ad esempio, sta vivendo negli ultimi anni, oltre che fenomeni siccitosi, frequenti ondate di calore, che anticipano e riducono l’allegagione, accelerano lo sviluppo dei frutti, prolungano le stagioni agrarie e le stagioni irrigue, incidono sulla qualità dei prodotti. Allo stesso modo, gli inverni più caldi modificano le fasi fenologiche con impatti negativi sulle colture che necessitano di un accumulo di freddo per produrre rese soddisfacenti e buoni standard qualitativi (ad esempio, vite, olivo e fruttifere). Si assiste anche all’aumento degli incendi boschivi, degli eventi di precipitazioni estreme e delle alluvioni, che producono danni diretti alle colture e alle strutture aziendali, ponendo serie problematiche su di una efficace gestione del rischio in agricoltura.
In tale quadro, la disponibilità di dati accurati delle variabili agrometeorologiche è utile per la stima di indici bioclimatici a fini di monitoraggio e previsione agrometeorologici riguardanti ad esempio fenomeni quali accumuli termici e fabbisogni in freddo delle colture e condizioni termiche e idriche estreme, come siccità agricola, gelate tardive, stress da caldo per animali da allevamento. Gli stessi dati possono alimentare varie applicazioni di modellistica di tipo biofisico, già in uso o in corso di sviluppo, quali ad esempio modelli fenologici di colture di particolare interesse agricolo, modelli fitosanitari, modelli di stima dei fabbisogni irrigui e modelli di resa delle colture, anche in condizioni di stress idrico. Inoltre, sono possibili simulazioni di colture su scenari climatici futuri per esplorare itinerari agrotecnici alternativi (in termini di avvicendamenti, consumi idrici e impatto sulle emissioni) volti ad aumentare la resilienza dei sistemi colturali e delle aziende e la loro capacità di mitigazione degli impatti.